Il metodo più conosciuto per rinfoltire i capelli è forse l’autotrapianto: nel campo del trapianto di capelli si distingue tra due tecniche, la FUT e la FUE. La principale differenza tra esse è legata al modo in cui si estraggono le unità follicolari. Nella FUT si estrae una losanga di pelle del cuoio capelluto che contiene al suo interno i follicoli capillari che sono successivamente estratti. Con la FUE le singole unità follicolari sono estratte direttamente dallo scalpo. Il presupposto per il trapianto è che ci siano sufficienti capelli, al fine di coprire tutta l’area interessata; se così non fosse si può ricorrere alla tricopigmentazione, proprio per coprire un’area maggiore. A prescindere da questo, la tecnica dei capelli tatuati costituisce sempre un valido complemento al trapianto, in quanto permette di nascondere le cicatrici post-intervento, soprattutto nel caso di trapianto FUE.

Infine, nei casi di alopecia areata o di calvizie accentuata, la protesi può essere una buona soluzione, anche se solitamente non lo è in maniera definitiva. L’adesivo della protesi che si applica sul cuoio capelluto fa soffrire la cute, perché impedisce la sua traspirazione: la conseguenza è una pelle fina, sensibilizzata e spesso irritata. Inoltre la protesi richiede una periodica manutenzione e per tutti questi motivi, viene spesso abbandonata in favore della tricopigmentazione. Il passaggio dalla protesi al tatuaggio per capelli avviene in circa trenta giorni, ma deve essere pianificato da un tricopigmentista professionale, il quale stabilirà anche i tempi per la tricopigmentazione di mantenimento, in base alle caratteristiche del singolo e in particolare al metabolismo della propria cute.