Partendo dall’etimologia della parola “tricopigmentazione” (dal Greco trichós = pelo, capello) è facilmente intuibile il fatto che si sta parlando di una specializzazione in ambito tricologico della più generica dermopigmentazione: in questo caso specifico, però, i pigmenti di colore vengono impiantati nel cuoio capelluto per mascherare una calvizie e di conseguenza per ricoprire o infoltire visivamente zone diradate nella capigliatura.
In generale, il trapianto di capelli è sicuramente un modo molto efficace per rendere più bilanciata la presenza di capelli sulla testa. Infatti il processo di calvizie non interessa tutto il capo in modo omogeneo, ma si presenta concentrato sulla sommità del capo, sulle tempie e sull’attaccatura.

Qualunque sia la tecnica scelta, la tricopigmentazione può portare un valido aiuto al camuffamento delle cicatrici, attraverso la simulazione del capello sia su cicatrici da intervento FUE che FUT. Il tatuaggio per capelli infatti, non fa altro che riprodurre l’aspetto dei capelli, creando un effetto rasato e un effetto più folto attraverso un tatuaggio iperealistico.
Come già accennato, la tricopigmentazione semipermanente può anche rappresentare un rimedio (temporaneo o a volte definitivo) al diradamento dei capelli: è il caso di quei soggetti che vogliono limitarsi ad infoltire zone limitate del cuoi capelluto o per i quali non è ancora possibile effettuare un autotrapianto (ad esempio quando il diradamento è instabile nel tempo e rende la valutazione del trapianto più idoneo, complicata).
In definitiva è quindi consigliabile rivolgersi ad uno specialista del settore che sappia valutare, caso per caso, la possibilità di ricorrere ai capelli tatuati, come completamento o come alternativa all’autotrapianto.
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